Dopo un paio d'anni di quasi pausa forzata, durante i quali il tradizionale festival internazionale dei documentari si era trasferito online, quest'anno finalmente il DOK.Fest è tornato nelle sale della città.
E quindi per non perdere quest'opportunità di tornare alla normale vita pre-pandemia e di sostenere il festival, come al solito mi sono studiato il programma dei documentari per compilare la mia lista dei desideri. Tra le mie scelte c'era ad esempio il film su Navalny, un documentario libanese che racconta la tradizione delle gare dei piccioni sopra i tetti di una Beirut attraversata da una profonda crisi sociale e politica, e la storia del geniale e visionario compositore musicale Stockhausen.
Il documentario della mia prima serata al festival è stato Black Mamba, girato da una giovane regista di Monaco nel parco Kruger in Sudafrica, dove un team di rangers donne reclutate tra le giovani dei villaggi della zona cerca di proteggere gli animali selvatici dalla caccia dei bracconieri.
La seconda scelta è caduta su Fire of Love, che racconta la storia di Katia e Maurice Krafft, la coppia di vulcanologi diventati famosi per aver studiato, fotografato e filmato decine di vulcani in tutto il mondo durante i 20 anni di vita passati sempre insieme, da quando si erano conosciuti all'università fino alla loro tragica morte mentre cercavano di filmare un'eruzione in Giappone nel 1991.
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